Francesco Forlani

Il manifesto del comunismo dandy / fragments

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Da ‘Il manifesto del comunismo dandy’ / 40

Articolo 1: per diventare comunisti dandy
Uno dei limiti della nostra dottrina consiste esattamente nell’impossibilità della autodefinizione, ed ugualmente dell’attribuzione. In altri termini non ci si puo’ iscrivere all’albo dei comunisti dandy né fare un concorso. Quel che ci è dato sapere è che o si è o non si è. Quello che pero’ sappiamo è come riconoscere un comunista dandy in strada, tra la gente ed è che tale individuo non sarà mai in strada , confuso tra la gente. Tutt’al più confuso ma sempre elegantemente vestito. Si obbietterà allora che il comunista dandy è un teologo dell’apparenza? Certo, se si stabilisce con chiarezza il senso da attribuire alla parola “apparenza”.
Filosofia dell’apparenza e poetica dell’apparizione Quando si parla di apparenza in genere la mente corre a ripari e a strategie difensive. Perché “non bisogna mai fidarsi dell’apparenza”,che “in apparenza” una cosa è eneralmente diversa da come sarebbe in realtà. E poco importa se di quest’ultima abbiamo solo un’esperienza del cio’ che appare. Ora, il comunista dandy sa che l’unica realtà che conti è quella dell’apparizione, ovvero di quando non si oppone alla superficie ma la presuppone. Aforisma del comunista dandy Carmelo Zicari davanti al porto di Gaeta
“ Quel che mi affascina del mare è il suo essere una immensa superficie senza cui non ci sarebbe profondità”
Ecco perché l’eleganza del comunista dandy appare pur non ammantandosi dell’artificio, proprio del dandy tout court. Il comunista dandy ha una naturale “eleganza” dovuta all’attenzione e non all’esibizione, alla cura e non alla “cultura”. La palestra del comunista dandy è senza specchi, perché è solo attraverso il corpo che egli vede
“ Lungo il canal st. Martin, fronde di ragazzi della Parigi bene avanzavano con andatura dinoccolata e jeans strappati sul culo, verso scuola. Poco distante, un minuscolo pachistano procedeva in senso contrario e con il rigore del militare. I pantaloni stirati che sembravano lame incedevano sul marciapiede come coltelli. Ecco chi ci salverà.
Anonimo

Come mi appare e piace / 41
Calze lunghe piuttosto che calze corte, nere piuttosto che chiare, scarpe sempre lucidate, sempre, perché solo chi si inginocchia per onorare i piedi vedrà realizzata la preghiera del gran camminatore. Il comunista dandy veste operando una sintesi perfetta tra buon senso e sensi. È in questa alchimia che l’ombra della seduzione lo seguirà, senza farlo inciampare, da sinistra. La stravaganza del comunista dandy è un dialogo con il ridicolo, ed un anticorpo al grottesco.
“ Un signore sulla cinquantina colle ginocchiere e i roller mi si pianto’ davanti in prossimità della Place de la Bastille: “scusi per l’arco di trionfo?” "Conosco la strada per l’arco”. risposi. E spari’ come una freccia. Del trionfo neppure un lontano ricordo.
Articolo 2: Lunga vita ai debitori Da uno studio recente la cui veridicità difficilmente sarà messa in dubbio si è scoperto che i debitori vivono almeno dieci anni in più rispetto alla media. In certi casi, per esempio , quando il volume dei debiti è ripartito equamente entro un gran numero di creditori si puo’ arrivare fino a vent’anni di vita in più.
Il comunista dandy che affida l’organizzazione della propria vita a un complesso sistema secondo cui quanto guadagna sarà sempre e comunque inferiore rispetto a quanto spende, rispetterà tuttavia una serie di regole ed enunciati che seguono :
Avendo Marx parlato di distribuzione delle ricchezze e non credendo il comunista dandy alla potenza salvifica della violenza, la strategia da sviluppare consisterà nel contrarre debiti con persone ricche e non onorare tali debiti. Se per quanto riguarda organismi come le banche o gli istituti di credito, il comunista dandy si potrà asserire che possiede carta bianca, altro discorso varrà per i privati. Il debito infatti non dovrà in alcun caso superare la sua onorabilità e soprattutto, in caso di “cattiva fortuna “ del creditore dovrà immediatamente essere rimborsato. In che modo? Ovviamente contraendo un debito con un altro creditore ed ancor meglio se quest’ultimo è coinvolto nella sfortuna del primo “benefattore”.
Benefattore, lui stesso, il comunista dandy dovrà inoltre privilegiare la trasversalità del flusso monetario. In altri termini, se si tratta di un uomo, il suo creditore sarà una donna, se è di colore quella sarà bianca, se cattolico , quest’ultima sarà ebrea o mussulmana. Attraverso una complessa rete di legami e di impegni sessi e comunità saranno legati per sempre, o almeno fino alla fine della vita altrui, cioè per sempre, risolvendo anche antichi conflitti sociali e religiosi. Un ebreo non potrà mai augurarsi la morte di un mussulmano se questo gli dovrà del denaro, né un cristiano accendere la fiaccola antisionista, per il semplice fatto che potrebbe interrompere il clima di benevolenza in cui il flusso monetario si realizza. Il comunista dandy,

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contrariamente ai comunisti che affermano di poter cementare una relazione d’amore non attraverso l’istituzione del matrimonio ma con la contrazione di un mutuo casa a doppia firma, o dei dandy che praticano una forma di parassitaggio, di classe, in tanto che fruitori di rendita, o di calcolo, come nel caso dei gigolo’, non agirà mai per calcolo e la sua arte si esprimerà attraverso la sensazione di “addizione” e non di “sottrazione” che il creditore avrà nel privilegio accordatogli dalla compagnia e presenza del comunista dandy. Come Casanova, nascere poveri e vivere ricchi prima di morire poveri, il comunista dandy affiderà al vento e al mare le ceneri della sua esistenza.

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Articolo 3 : all’amore fare La maschera del dandy – Petrolini più di Oscar Wilde, Carmelo Bene più di Baudelaire- è la trasfigurazione del volto, la disin-voltura del colore, o forse sarebbe meglio dire del non colore, della cipria. È il pallore della mancata malattia- il dandy non è malato nè finge di esserlo- ed è una maschera che non si indossa, né si porta, semplicemente accompagna, come quella di Petrolini, il pensiero ed è appoggiata sulla fronte. Il vero volto del comunista dandy è irrigato di sangue, arrossisce, come se il
pudore lo spingesse ad altro, ha macchie di rossore, da troppo vino sulle guance, e qualche traccia di rossetto, sul collo, della camicia. Il suo è rivolto, due volte viso. Il dandy è imberbe, il comunista dandy usa la pennellessa- ritorno al moderno- e si rade al suolo dalle prime ore del mattino.
“ La pennellessa, in francese blaireau, il tasso, che presta il pelo allo strumento antico, ha ispirato Tony Blair, i cui partigiani “blaireaux” si proclamano difensori dell’utopia capitalista. Il blaireau è del genere "rasoio". Karl Mach, invece è posto a rappresentanza del “machisme”, residuo organico del maschio” Jean Claude Michéa, Sms Una considerazione agita il fiume tranquillo di ricordi e riflessioni sull’esistenza ed è cosi’ formulata: perché dopo tutte le volte che ha trascorso notti d’amore e passione, sulfuree e senza sonno in compagnia dell’amata , gli si dice all’incontro: “ ah, che bella faccia riposata!”mentre quando raggiunge il mondo dopo essersi lasciato dormire per più di dieci ore, l’interlocutore esordisce dicendogli: “ hai proprio la faccia stanca!
La fatica che tanto i dandy quanto i comunisti dandy ignorano come struttura determinante relegandola a sola forza sussistente, si annulla completamente nella praxis, l’unica degna di attenzione, dell’amore. Tant’è che nel linguaggio corrente- a Napoli il lavoro è “à fatiche”, mentre in siciliano e in francese si dice “travail” travaglio” che come si sa è pratica successiva a quella dell’amore, spirito santo permettendo. Il comunista dandy invece sembra proteso alla vita già nata, il Lutto si trasforma in Letto. E la scrittura, partitura.
Partenza. La lotta è dura ma il lotto pure

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“ Nelle prime luci dell’alba, confuso ai ricordi di un sogno appena sognato, di una leggera visione appena appena, vista, esitando nel prenderle i capelli, nell’oscurità confusi ai rossi dell’altra e ai biondi della prima, solo il profumo gli parlava, ed era un suono senza nome, e senza parole lingua”
Anonimo

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Articolo 4: la bicicletta di Jarry A chiunque si chieda e dica del rapporto tra letteratura e debiti, verrà alla mente un nome e non più d’uno, che tra gli scrittori abbia incarnato il fatto, più di tutti. C”è chi pensa a Balzac e alle fughe nottetempo dalla finestra per sottrarsi ad avidi ed impazienti creditori, chi a Casanova . Ma più di ogni altro Dostoievskj, che arrivo’ perfino ad elaborare il crimine dell’assassinio della vecchi coi soldi. Kafka racconta in un diario dei funerali del maestro “cogli studenti che portavano a spasso le sue catene”. La storia di Jarry me l’ha raccontata Petr, Petr Kral. I comunisti Dandy hanno cappelli straordinari, e sopravvivono ai regimi comunisti. Tutta la letteratura è attraversata dall’onere del non censo ma perle di essa possono venire fuori da altre colpe e da scrittori benestanti. Il Comunista dandy avverte nel profondo dolore della perdita di terreno, di insufficienza dell’ initranquillità economica il potere simbolico della perdita di sé, la mimesi della caduta. I soldi non sono tutto. Ovvero, la questione è tutta li’ ma le risposte che il comunista dandy elabora sono altrove. Nell’amore per esempio o nell’opera. Quando Jarry si indebita a vita col fabbro che gli ha realizzato la più bella bicicletta della città, mantiene con lui un rapporto che nella durata corrisponde alla inestinguibilità del debito. Le rate del rimborso si rimpiccioliscono ma puntuali seguono alla parola data. Altra storia è quella di Salgari che della mancanza di soldi lui, lo scrittore più pagato del suo tempo, se ne fa una ragione di morte e si suicida.
Le proprietà intellettuali Quando tutti parlano di diritti d’autore, il comunista dandy amerebbe che si parlasse di doveri d’autore. Forse si dovrebbe tutti come i poeti fare astrazione del copyright e non come i narratori battere ferro e moglie ubriaca e botte piena e cassa, per un “c’ho famiglia” di più.
“Ma tu vivi della tua scrittura? No, io ci muoio, con essa” risponde il comunista dandy “ e non ci pago le tasse” aggiunge.
“All’uscita della metropolitana, quasi a braccetto Ivan Karamazov e Sandokan, si recavano, tra una folla di curiosi attirati dal flash dei fotografi, a casa degli eredi dei rispettivi creatori. Due personaggi nella spasmodica e premurosa,

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inattuale eppure legittima quanto il resto, ricerca d’autore e dei suoi diritti.”
Anonimo

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Articolo 5: l’attenzione all’amore
Il comunista dandy non si sposa, la comunista dandy, non sappiamo. L’amore per il comunista dandy è la meraviglia sempre nuova dell’incontro, una grammatica dell’attenzione, dove l’enfasi è benvenuta anche a costo di cambiare le regole, della frase. Il comunista dandy si nutre d’amore e di poesia. Poesia della vita che si abbandona come in un giro di giostra. Amore incommensurabile, ed allora scevro da possesso e gelosia, cannibalismo e contrazione, limite e risentimento, contabilità e tradimento. Il comunista dandy quando ama, lo fa tutta la vita. Non manderà un sms per dire che è finita perché per lui non esiste inizio, ma solo seguito. Ecco perché il comunista dandy non si sposa ed è come i gamberi. Come dice Stanko Cerovic in una riunione comunista dandy svoltasi alla Bastiglia. “Quando il gambero (rosso) si accoppia, la femmina – gambera rossasi spoglia della corazza presentandosi in una qualche incavità di scoglio in una vulnerabilità totale. Se il maschio la toccasse, in un qualsiasi punto ne provocherebbe la morte. Il gambero rosso, comunista dandy del regno animale, l’accosta e lasciandosi andare – etica dell’abbandono- depone il seme delicatamente, con una cura certosina – etica della distanza- che gli permette di non “ uccidere l’amore”. Tutto è detto, dice il comunista dandy, del senso profondo – e dei sensi possibili, e di superficie- che legano l’uomo e la donna, attraverso lacci invisibili, trasparenti, fragili, come certi ricordi, la cui malinconia rende forti e la memoria rasserena.
“Erano come nudi all’entrata in chiesa, ed impassibili sotto lo sguardo dei parenti. Scalzi e senza parrucche avevano attraversato il lungo corridoio fino all’altare e gli occhi dei presenti vagavano tra glutei e seni della sposa, sul sesso mobile del promesso. Pronunciate le formule del contratto, avevano firmato il libro bianco dei matrimoni, accompagnati dai testimoni, dai gilet infilati nella storia come di duelli del secolo scorso. Quando furono all’albergo cominciarono a vestirsi ed anno dopo anno, lo sposo e la sposa costruirono, in nome dell’antica nudità, il guardaroba del moderno.” “Incertezza io e te pari siamo, io e te mio bene segreto, come i gamberi ce ne andiamo, a culo indietro, a culo indietro” Apollinaire

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Articolo 6: l’accappatoio del Continental Quando il comunista dandy per ragioni che non stiamo qui ad elencare, ma essenzialmente per inattesi doni di persone terze e colloqui improbabili, frequenta un grand hotel, un’esperienza si ripete ogni volta ed è su questo che si interroga. Perché, in una camera all’hotel Normandie, con vista sull’oceano che mancano oltre al sole - siamo in novembre- le navi dello sbarco americano, rigorosamente doppia ma è per abitante singolo, una volta uscito dal complesso bagno di attrezzi allineati sulla mensola e che vanno dal dopobarba alla spazzola per le scarpe, phon senza filo- che ti asciughi i capelli e rispondi hallo!- nota no n senza imbarazzo di aver usato dalla prima al’ultima delle tovagliette disponibili, asciugamani nel numero di nove. Perché lo affascina il brillante colore bianco disteso in ogni angolo, sparso come si fa con l’innocenza o in tempi di vacche grasse con i generosi inviti. Eppure basterebbe un solo asciugamano,al limite il solo accappatoio, e non si sa. Gli alberghi sono per il comunista dandy come il bosco per i corridori, una boccata d’aria fresca, un tocco di pittura alle pareti della fissa dimora. È l’unico luogo in cui non si rifaccia il letto- guai a chi levandosi verso il giorno non custodisca l’anima dei sogni sognati rimboccando le coperte!- e la totale acquiescenza alle notti solitarie. L’unico luogo in cui faccia una colazione completa senza cedere al sorso rapido del solo caffè al mattino. Perché la prima parola è sempre un atto volontario e la voce appare come arrugginita, impacciata. Ecco perché il comunista dandy è di poche parole al risveglio. “Quando il passaggio all’atto è a un passo dal compiersi, generalmente trattengo l’impulso col terrore di dover parlare. Credo Deleuze affermasse che le parole sono sporche. Se solo si riuscisse a non parlare, a colazione!” mi dice Louis de Miranda I nomi degli alberghi sono sempre altisonanti, esotici. Esattamente come quelli dei cinema. Le camere da presa si indovinano ogni volte meravigliose, tra l’Eden e l’Empireo, Luxor e California e tanto più sono vicini alle stazioni, deserte la notte, ed abitate da spiriti malevoli, tanto più quelle scritte illuminate, assecondano il viaggio dei pellegrini e si fanno al cuore ostello. Le lenzuola disfatte, gli asciugamani ai piedi della vasca, l’accappatoio ai piedi del letto, diventano allora vele ammainate, pronte a venire su col primo soffio
di vento, con la prima parola,taciuta.

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Articolo 7 : cocktail e molotov
Il comunista dandy posto di fronte al dilemma, vino (rosso) o cocktail sceglierà senza alcuna esitazione il primo, ovvero il vino. Il cocktail infatti si addice piuttosto al dandy per l’artificiosità che lo caratterizza, la complessità delle materie in gioco e soprattutto per la verticalità dei rapporti. Il cocktail infatti si esprime attraverso un rapporto temporale che prevede al massimo due persone, nel tempo reale dello scambio e non puo’ superare il numero massimo di dieci persone , shaker permettendo. Esattamente come nei locali, il cocktail si ispira ad un rapporto capitalista utopistico, come scambio dove il barman interpreta alla perfezione il desiderio del cliente facendolo sentire come unico. L’invenzione poetica del nome che accompagna la bevanda ammanta di eleganza il lungo viaggio del bevitore. Il vino rosso invece stabilisce rituali e convivialità date in partenza come collettive. È infatti possibile immaginare una sagra del vino di Montesarchio ma non un equivalente in Alexander! È altresi’ vero che la ritualità presupposta dal vino reinterpreta tutti i grandi miti dal greco-latino Bacco fino ai situazionisti passando per il corpo – il sangue- di Cristo. L’esclusione del vino ad opera della cultura mussulmana porta ad una immediata sospensione dell’inclusione di tale movimento nell’area comunista dandy. Ve lo immaginate un comunista dandy festeggiare la vittoria rivoluzionaria con un succo di frutta o un’aranciata? Un qualche problema politico è posto dall’amata Cuba, piuttosto incline al cocktail che al vino rosso, ma sono anche altri i problemi di cui parleremo in sede opportuna e in presenza di avvocati. Poco importa come ci è dato sapere che nessuna rivoluzione avrà mai luogo e dunque per conseguenza nessuna vittoria rivoluzionaria, resta il fatto che ci si allena e ci si allena con il vino, e con calici di cristallo- l’uso di bicchieri di carta comporta una naturale espulsione dal movimento. Come accade nella civile Francia , il comunista dandy si presenterà sempre accompagnato da una bottiglia e di buon vino. La forza di tale cultura risiede nel fatto che si rende partecipe l’altro dell’attenzione con cui si sarà scelta la bottiglia da portare. Resa pertinente attraverso un complesso studio delle personalità presenti al banchetto e su un’ipotesi di quello che sarà servito a tavola. Vini particolarmente comunisti dandy sono i vini siciliani e quelli piemontesi. Perché sono densi e macchiano. Perché la consistenza di montagne e mare non evapora alla prima incertezza. Nero d’Avola dunque e Bricco dell’Uccellone. Nelle serate comuniste dandy la Common Decency è tutta racchiusa nella frase di chiusura fragile come ogni constatazione e annunciatrice del congedo: “non c’è più niente da bere”. Gli anticomunisti dandy, invece, possono restare a lungo nel con-mortio anche senza bere e parlare fino alle prime luci dell’alba. Ecco, mi sono detto, il vino è come il desiderio nella coppia, ovvero che vale la pena, teneramente dirsi, : non c’è più niente da bere”, e avviarsi verso la notte, ognuno per la propria strada, nel rifiuto dell'amare senza amore. Ma per i più, cosi’ non è. Ed allora anche quando non c’è più niente da bere, si resta. Per parlare. Parlare, ovvero quando non si ha più niente da dire.

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Articolo 8: linea politica della mano
Il comunista dandy ha un’idea precisa sul destino ed è che non solo esso esiste ma che in più lo ha già incontrato. Lungi dall’essere un assertore della predestinatio- sant’Agostino è semplicemente il nome delle scuole elementari dove si è formato- il comunista dandy crede fermamente e per le ragioni che seguono alla virtù della vita autentica, che altro non è se non realizzazione del proprio karma.
Com’è il caso per i personaggi romanzeschi anche per gli uomini esistono molte vite possibili e tutte portatrici di senso- anche quando esse non sono sensazionali- ma una sola è quella degna di essere raccontata. Il comunista dandy pur ammettendo la propria incapacità a formulare quale sia il senso della vita può quantomeno discernere in una complessità di azioni ed atti fondatori quale sia la direzione. Amare o no quella donna, vivere in una o in un’altra città, accettare un lavoro o meno, sono scelte che sono frutto di ponderazione, anche quando sembrano avventate. In realtà sono il frutto di un percorso ricco ed intenso che le ha precedute, e prova ne è il fatto che vadano a genio. Si tratta di sentirle, come si dice in francese, o no, e quante volte capita di rinunciare e a ragionedetto ciò col senno di poi- ad una situazione che sulla carta sembrava il migliore dei mondi possibili, ma che per un qualcosa di misterioso ed inspiegabile non convinceva. Perché dopo aver accettato un invito a cena, abitato da qualche esitazione, talvolta, si prova veramente un male, un dolore di per sé inspiegabile se non si trattasse di una sottrazione ad un naturale corso delle cose. Non era li’ che si doveva essere. Ma altrove. Ecco allora che determinate scelte, maturate negli anni- perché si sceglie di essere comunisti dandy? E si sceglie? E non era meglio essere democristiani popolari?- si confermano lungo decenni, cenni, segni, che bisogna avere la capacità di cogliere. Per ogni Mozart conosciuto ce ne sono cento dimenticati, passati da un mondo all’altro senza che nessuno se ne accorgesse. Talvolta per miracolo se ne ritrovano alcuni frammenti, ma piuttosto che per miracolo grazie ad esploratori come Nadia che affermava essere precisamente quello il suo destino: “ quando ho smesso di essere artista, pur non avendo mai cominciato un mestiere del genere, era perché avevo capito che il mio ruolo era di far si’ che la loro opera esistesse, che di essa se ne avesse conoscenza”.

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Riuscire a fare della propria vita un destino.
“ Lungo la rue de Bretagne, mentre ai tavoli poco banditi e col culo appoggiato alla saracinesca, due coppie discutevano del più e del meno, e lei aveva i capelli sulla fronte e lui le ciglia attaccate agli occhiali da sole, era apparso lui, il pazzo con la maglia gialla, recante la scritta “primo arrivato della giornata”. Chissà chi gliela avesse posata sul dorso, quella maglia di vincitore e in che momento e se se ne fosse accorto mai, lui stesso , rotto dal fiato corto e della fatica della tappa- era a cronometro? Una salita? Camminava tra i tavoli aggrappato a quella fetta di destino, che ne faceva un pazzo divertente agli occhi dei più, un uomo da ultimo sprint della vita, per quell'altro"
Riuscire a fare della propria vita un destino. Vivere.

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Articolo 9: lettino o sdraio
Dopo considerazioni assennate ed esperienza della vita il comunista dandy è giunto alla conclusione che non sempre la psicanalisi faccia bene, o almeno,quanto una giornata al mare che poi è gratuita. Del resto la lettinizzazione delle spiagge va da sé con lo sviluppo ormai generale del bisogno di uno psicanalista. Ecco perché la sdraio diventa per il comunista dandy il simbolo di un ozio ragionato che lascia le spalle dritte e lo sguardo libero di andare dove vuole. Tali considerazioni si basano ovviamente su un principio: non si prendono infatti in considerazione i "casi limite" delle psicosi o di stati di sofferenza mentale in cui il comunista dandy lungi dal prendere alla leggera tali fenomeni condivide interventi esteriori, sia che essi siano di ordine "leggero" ,come un' analisi, sia interventi più muscolosi come l'assunzione di psicofarmaci ed altro. In questo articolo prendiamo il caso del signor x o della signora y di cui si potrà dire che la vita con o senza psicanalisi sarebbe stata possibile. Se è vero che la maggior parte delle persone, una volta terminato il periplo mentale - pochi restano i viaggi che restano gratuiti per quanto spirituali - afferma di sentirsi meglio non è detto che essi siano migliori, anzi. Il più delle volte i comportamenti post analisi sono spesso iper-protettivi di se stessi, egoistici, avidi, ed in qualche caso cinici. In realtà la psicanalisi fonda tutta l'azione sul trauma- il fatto d'esserci rimasti male- e invece di favorire creazione di anticorpi atti a ritrovarsi in situazioni del genere uscendone sani e salvi, essa educa allo schivamento e all'isolamento. Per di più come se non bastasse, l'analizzato accusa in genere il non-analizzato di comportamenti e atteggiamenti come il non rispetto dell'altro, cioè di lui-lei-loro, di egocentrismo, narcisismo, egotismo, in parole povere esattamente cio' di cui gli analizzati soffrono. Del resto si parla in psicoanalisi sempre e comunque di io, super-io, insomma di io e per quanto ne sappia nessuno ha mai parlato di super-Tu, di Lei, di Noi. L'analizzato incompleto, fonda del resto il suo mondo interpersonale sulla parola, e per una parola detta è capace di non vederti per dei mesi, e la sensibilità da essi dimostrata al fare è dell' ordine della fuga con la donna del migliore amico, o la migliore dell'amico, senza avere una qualche minima traccia di senso di colpa. L'universo dell'analizzato incompleto è in realtà tutto strutturato su quello del senso di colpa insostenibile, cioè che è talmente pesante e in certi casi evidente che va evacuata anche in quel minimo che costituisce "la common decency" alla base di ogni morale. Il comunista dandy non va dallo psicanalista che nell'ipotetico caso in cui fosse pagato per questo. Che poi sarebbe il modo migliore per non farla pagare agli altri.
'Avere per madre la terra e cielo per padre"
Maiakovskj

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Articolo 10:preghiera del comunista dandy
Che gli occhi dell’amata sieno come socchiusi e lunga giunga la carezza Che l’ubriacone all’angolo con banana per telefono trovi finalmente una linea libera Che le prime luci dell’alba non divengano subito sera ma cominciamento e slancio Che di tutte le tristezze- della ruvida, insolente, macchinosa, e pigra, maliziosa, inetta E caduca meschina scorticosa e magra cadaverica introietta- la più nobile dimori Che la lacrima versata si trasformi in latte e i fianchi in seni trasparenti Che la nobile visione sia come pane quotidiano per i non vedenti Che di tutte le fatture la più bella non trasformi in plebe – i conti- Che non si chieda più d’amare e smettere subito dopo, subito prima Che sensi al senso facciano ricorso ed all’amore non vi sia più pace Che Guevara Che l’invito a bere non diventi debito e l’invito a fare un ordine- comanda Che l’infanzia accordi accorati ricordi e si rinnovi per stupore e meraviglia Che non si perpetui l’odio occidentale di genitori e figli Che il lunedi' abbia il sapore del mercoledi' e il sabato basta che rimanga sabato. Che non ci sia più la domenica (che non è la tata di Livia) Che ad aprire gli occhi non ci spinga una qualche verità ma la voglia di vederla Che i santi creditori non smettano di credere
Che i santi debitori smettano, un giorno, di chiedere
Che ai santi debitori gli si dia e basta senza bisogno di chiedere
Che fare?
Che
C
c

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Articolo 11 : cucina Comunista Dandy
Parmigiana: perché il nome richiama alla mente partigiana, e poi Partizan ed il canto che ne fu ispirato. Perché il piatto si imponga al convivio sono necessari buoni ingredienti, ovvero: Tavolo composto essenzialmente di comunisti dandy, nel numero minimo di uno e massimo di 25. I piatti, di porcellana, rigorosamente rossi e di forma circolare saranno disposti secondo un ordine da uno a venticinque, cercando di non dimenticarne nessuno, come il diciassette o il tredici per ragioni che spiegheremo oltre. La tovaglia, assolutamente rossa sarà messa prima dei piatti e recherà ricamate sul bordo alcune frasi di sicuro impatto comunicativo, del tipo, non sputare nella minestra che è alla finestra, non mirare all'osso del saltimbocca, ed evitare ingiunzioni del tipo, qui non si fa credito a nessuno, o casa dolce casa, per l'effetto catastrofico che esse avrebbero, la prima, sui comunisti dandy militanti, la seconda sui diabetici. Siano previsti in numero sufficiente, da uno a venticinque forchette, e coltelli cucchiai, cucchiaini ma evitare di distribuire altrettanti cavatappi per evitare la tentazione di appropriazione di bottiglia indebita. Disporre i commensali alternando i mancini con i destrorsi, i daltonici con i nervosi, i flemmatici con gli addetti ai lavori. Si prescinderà dal sesso che sarà egualmente rappresentato secondo le geometriche variazioni di coppie aperte, coppie semichiuse, coppie in via di sviluppo. La presenza da uno a venticinque portaceneri indicherà l'ineliminabile opzione fumo, La musica che accompagnerà il banchetto sarà completamente aleatoria privilegiando musiche rock, in tutte le sue varianti, Rock and Blues, Rock Piccadilly, Rock Glamour, Jazz-Rock, Rock e i suoi fratelli. Le danze saranno aperte dal gruppo comunista dandy per eccellenza, Velvet Underground. A tavola saranno rispettate tutte le regole del galateo - non appoggiare i gomiti sul tavolo, non parlare a bocca piena, né a bocca chiusa, parlare con moderazione, e per quanto riguarda la conversazione si raccomandano temi di attualità come gli evergreen. Si evitino accuratamente discussioni su Fidel Castro e Cuba, Bertinotti e Incuba, Nanni Moretti e i girotondi, Pensiero Debole e Cassa Forte, intermittenti e intraprendenti.. Perché la Parmigiana possa esprimere il massimo della sua potenza sono indicati passaggi della serata interamente dedicati alle buone nuove, del tipo: Il numero sei ha realizzato che avere due gatti non soddisfa il proprio bisogno di paternità, mentre la numero sette si è finalmente convinta che avere un figlio è una cosa, la maternità è un'altra, il numero venti non ti vuole più bene come a un fratello, nel senso che ti vuole veramente bene, e la tua ex non ti chiede più di amarla come una sorella. Il tuo migliore amico si è finalmente convinto del fatto che approfondire ogni volta significa sprofondare ed ora si libra leggero nei libri che gli appartengono Ingredienti formali: melanzane, provola affumicata, mozzarella, basilico, passata di pomodori, aglio, parmigiano. Preparare il piatto la vigilia. La Parmigiana è l'unico esempio di piatto che dal già cucinato al finalmente mangiato aumenta in qualità. Esattamente come un'idea.

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Articolo 12: nati non foste
Il comunista dandy accorda un'importanza fondamentale all'infanzia per una serie di ragioni che elencheremo ed anche perché se è vero che esiste il sole dell'avvenire come sarà possibile se si comincia ad ottant'anni? Il comunista dandy è fermamente convinto che non esiste un'infanzia infelice perché sarebbe come parlare di mortalità dell'anima o di sesso e dispiacere. L'infanzia è essenzialmente uno stato di divenire; nessuno più del bambino avverte mutazioni e cambiamenti sul filo delle ore. La memoria delle cose è anch'essa in una dimensione dell'elaborazione più che dell'accumulazione, e l'espressione del capriccio, nella sua gratuità stabilisce da subito un rapporto alla realtà che non è di identificazione ad essa, sottomissione quanto di lotta dialettica con le sue leggi. Il rapporto al potere non è mai definitivo cambiando di situazione in situazione, e con una rapidità sconcertante, il detentore di esso. Il potere passa di mano in mano, da adulto a bambino, e viceversa, e male che va nessuno è contento ma non è poi cosi' grave. L'uso del grembiule presso i comunisti dandy è un elemento di cancellazione della marca che insieme alla marchetta costituisce il non luogo per eccellenza dell'umanità comunista dandy. Qualora il bambino comunista dandy si presentasse con delle nuove scarpe luccicanti e lucide, nuove di zecca, si imporrà l'uso della legge della scarpa secondo cui almeno tre dei suoi compagni più prossimi gliele sporcheranno appoggiandovi le proprie, polverose e vissute. Stessa cosa valga per un nuovo taglio di capelli che sarà salutato con la legge del cozzetto, potente scappellotto dietro alla nuca che sempre i soliti compagni sferreranno, ciascuno rispettando il proprio turno, senza che nessuno ne abbia a male.
L'infanzia appare dal principio come il regno del possibile, ed è desiderio di ciascuno fare di esso un luogo lontano dal male radicale ed irreversibile.
L'ipotesi del "quando sarai grande" non ha alcuna validità tanto scientifica quanto storica, visto che o si è comunque grandi, o non si è, e la parola adulta, oltre a contenere un sintagma di adultero- avete mai visto un bambino fedele ?
si associa ad un universo dominato dal grigiore e dalla mediocrità. Frasi come "ci amiamo di un amore adulto" o " dopo questa esperienza mi sento veramente cresciuto" non lasciano presagire nulla di buono. È altresì vero che l'infanzia per il comunista dandy è essenzialmente il bambino che abita il nostro corpo e che talvolta impone in certe giornate il proprio essere, con un' accelerazione del battito cardiaco, perché il sangue vi scorre più veloce ed è più rosso. È in quei momenti che bisogna fare silenzio, restare muti ad ascoltare quella piccola voce nata chissà dove - il bambino non nasce mai- per coglierne ogni singolo suono e stando bene attenti a non confondere un singhiozzo di gioia con un rigurgito di realtà. Perché essi sono angeli e conoscono meglio dei grandi gli assalti dell'inferno, anche quando si direbbe trattarsi di cumuli di paradiso.

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Articolo 13: erotismo e pornografia
In un recente dibattito - recente da quando?- due scrittori si affrontavano, ma uno, di faccia straniera e di fede patria- con toni decisamente nervosi, sull'annosa questione di chi scrive e cosa. Più esattamente, l'argomento chiave, di volta in volta suggerito e ripreso, è riassumibile nella frase: bisogna scrivere di cosa si sa e si conosce. Il comunista dandy, antenato di Socrate ed erede di Carmelo Bene, vive in una certezza apodittica e indimostrabile che se è vero che si sa poco - in generale - di tutto, è altresi' vero che si puo' sapere male anche quello che non si sa.
Il comunista dandy ritiene insomma cje non si debba per forza scegliere tra un Baricco, per esempio, totalmente finto, (nel senso di fiction francese) e quanti nel limite imposto dal "bisogno" di verità sono i nuovi ombelicisti dell'arte delle minoranze ( in altri termini quelli che dedicano centinaia di pagine alla morte
della nonna ( Susanna Tamaro).
Ci sono altre possibilità. E per fortuna. Un esempio su tutti : la letteratura comunista dandy. La letteratura comunista dandy, per esempio, su tutti, si ripete. Perché non é vero che le cose buone non si ripetono, anzi. In realtà ogni esperienza che si reputi necessaria è nella maggior parte dei casi, un tentativo di "ripetere" un'esperienza ancora più originaria. Solo la pornografia è irreversibile. L'erotismo affida invece tutta la sua forza alla "reversibilità" dei gesti e delle attenzioni. Il corpo nudo è un corpo senza ritorno, in definitiva, dove l'orpello è il segno del tempo- la ruga, la piega, la cellulite. Il corpo velato invece affida ai chiaroscuri della percezione la ripetizione dell'esperienza dell'altro.
Esattamente come "il ritornello". Avete mai cantato facendo l'amore? Ovvero, avete notato come il mmmmmmm, o lllaalllallalllallalla, delle frasi dimenticate eppure presenti seppure per sprazzi di parole neppure legate da filo logico nel momento in cui si intoni una qualsivoglia canzone, corrispondano ai mmmmmmm o llallallallllalla dell'amplesso giocondo. Il che significa non che manchi no le parole ma che nella "ripetizione" del motivo ci si è scordati di qualcosa per rendere quell'esperienza del ritorno più bella. Un esempio di letteratura comunista dandy è quella del Compagno Giuseppe Montesano.
CGM. La scrittura di CGM- variante di CGL- consta di moduli compositivi ben precisi. I personaggi nati dalla penna dello scrittore procedono sempre a ritroso. Lo scontro tra il linguaggio e la rappresentazione che essi hanno di se stessi, in realtà non distrugge la relazione ma la rende possibile, la prevarica, pur minacciandola dal suo interno. La figura del padre nel "corpo di Napoli" si innalza nello scontro col figlio il quale a sua volta ne esce più forte. L'inetto figlio si libera dell' inezia grazie all'insopportabilità del buon senso del padre, volgare, diretto. Ma avremmo potuto citare Kundera - nell'Ignoranza quel tipo di relazione si svolge tra madre e figlia- o Gombrowiz - dove è tutta la comunità a trasformare la percezione che Federduke- ha del mondo dei mai più grandi. Invece Baricco e Tamaro, Francesco Piccolo e Antonio Pascale continuano a

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fare finta di niente. A fare i film, o gli atelier di scrittura. In attesa di un nuovo Piercing all'ombelico che sarebbe come mettere una catena d'oro al nulla.

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Articolo 14: ex-fumatori ed ex-comunisti
C’est une manipulation de la mémoire très troublante, on cherche à imposer à la nation des souvenirs fabriqués. « Même le passé est imprévisible en URSS » (blague populaire).
"Tu as arrêté, donc tu peux en prendre une !" Tom Waits à Iggy Pop dans le film "Coffee and cigarettes " de Jim Jarmusch
Quand tout le monde parlait de la chute du mur, ou du communisme, personne, sinon de tres rares exceptions, observaient étonnés un nouveau monde parcouru par des nouvelles créatures : les ex-fumeurs. L'ex-fumeur est encore plus qu'un humain, une série de comportements, un noeud de models, plus ou moins imposés par Le Nouvel Droit Communitaire , une weltanschauung - plus ou moins imposée par l'usine de la santé et de l'hygiène de la contemporanéité - qui est en train de transformer les lieux en commun et qui sait, si c'est vraiment un bien. En fait - là je cherche avec impatience mon paquet de Lucky Strike qui est quelque part dans la chambre - au de là de réflexions qui sont et doivent rester du domaine du privé - assumer ou non le risque lié à la vie, de mourir, de rouler à 200 km à l'heure, mettre le casque, mettre la capote, ettre…ou plutôt remettre un dernier verre d'alcool au lendemain pour ne pas conduire en état d'ivresse. - la question d'interdire la cigarette reste une question ouverte. Par ailleurs, des nouvelles alarmantes nous parviennent d'outre océan où ils nous disent que non seulement dans certains hôtels, il est strictement interdit de fumer - là j'allume ma cigarette - mais qu'on élargisse cette interdiction aussi dans les immeubles en acceptant comme locataires que des non-fumeurs. L’ex-fumeur, exactement comme l'ex-communiste, est en réalité le nouveau paladin d'une campagne de privatisation de l'espace public. Espace désormais à mesure d'un individu, seul - l'agent immobilier qui m'accompagnait dans la visite des appartements, en tissant les louanges d'un deux pièces, remarquait avec une certaine satisfaction que dans l'immeuble il n'y avait pas d'enfants- standard, au PH neutre, 0 matière graisse dont l'espace de liberté coïncide avec l'espace occupé par son propre corps. Avant d'approfondir la relation entre excommunistes et ex-fumeurs, nous remarquons d'emblée que tous les deux ont au moins un point en commun : une haine farouche vers les fumeurs et les communistes, ou bien les compagnons d'autre fois.

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Or, après une analyse des comportements métropolitains, j'ai remarqué qu'ils existaient des innombrables segments de rencontre entre "cette nouvelle idéologie des ex-communistes" et " le nouvel ordre des hygiénistes, qui ont cessé toute relation avec les "blondes" - cigarettes. Il n'y a pas longtemps, précisément en 1995, la Poste française émettait à l'occasion d'un important anniversaire, un timbre consacré de Malraux, photographié par Giselle Freund dans un célèbre portrait. La photo transmettait la même inquiétude qui surgit des écrits de l'auteur de la condition humaine et l'hommage etait en soi la preuve ultérieure de l'importance qu'on accorde; ici en France et nulle part ailleurs, aux écrivains dans l'imaginaire collectif. Tout suivait alors le cours naturel des choses lorsque l'on monumentalise le passé mais qu'on monumentait jusqu'à ce point, c'est-à-dire, d'arriver à éliminer du portrait en question, la cigarette, ça alors! L'acte de l'effacement d'un détail - si l'on gratte, il y a une démangeaison - d'une personne, d'une situation, d'une image fixée à la réalité que l'appareil voulait immortaliser c'est historiquement une pratique de la censure politique. Ce que d'une part, on voudrait définir comme "communication" - ministère de la santé, société civile, et – en réalité est pure propagande. Pourquoi éliminer la cigarette du portrait ?. Parce qu'on la juge comme non pertinente en rapport au message qui veut transmettre, et surtout en rapport à d'autres détails qui eux, par contre, semblent incontournables - le regard, les moustaches, la casquette. Imaginerez-vous un De Gaulle sans les moustaches, ou le Che sans sa barbiche. La cigarette est par contre perçue uniquement comme "message" subliminale de publicité des marques des cigarettes d'où l'intolérance des associations des consommateurs, nouvelle Sacra Rota de l'Empire du Dieu Commerce.
Qu'il s'agit d'une nouvelle religion nous en avons quelques exemples. Walt Disney qui remplace des bières bues par Mickey avec un jus d'orange, une nouvelle liste rouge rédigée par une association américaine et qui déconseille tous les films du début de l'histoire du cinéma à aujourd'hui, où les personnages fument ouvertement. Exactement comme les culottes ajoutées par pruderie au jugement universel de Leonardo. Pour donner un exemple je vous propose ce que j'ai trouvé sur le net. Lucky Luke, cow-boy libertaire et protagoniste d'une célèbre bd, se voit la cigarette, éternellement collée aux lèvres, remplacée par un cure-dent. Sur le site officiel, un lecteur pose la question :
   -Cher Lucky Luke, 60, À quel moment avez-vous décidé de cesser de fumer, et quelles étaient vos motivations? Westernement vôtre, Francis K.
Le héros, par la bouche de son auteur, ainsi (sic) répond :
  -Ça fait longtemps que j'avais le goût d'arrêter de fumer. Mais ça a pris pas mal de temps avant que je me décide une bonne fois pour toutes. Car si je veux encore être capable de courir après les Dalton, je dois faire attention à mon état de santé. Lucky Luke
On frôle le ridicule, tres franchement et ce qui se passe n'est moins grave pour autant. Le désir d'enlever la cigarette à Humprey Bogart, ou à Marcello Mastroianni, ou carrément supprimer des séquences concernées par la présence d'une cigarette - à quand la retouche des albums photo de famille - nous fait penser à ce qui se passerait si on appliquait la même censure en littérature. Prenons par exemple La coscienza di Zeno de Italo Svevo. Un des chapitres les plus importants est consacré à l'initiation aux cigares, par Zeno. Il est gamin, et se décide à voler une cigarette du paquet de son père. Immédiatement toute sa dynamique existentielle se joue autour d'un combat acharné entre désir de fumer et volonté d'arrêter. Laissant de côté les questions profondes relancées par Svevo et qui relient la maladie de son personnage à son besoin de soins, le génie de l'écrivain triestin se déploie dans toute sa puissance lorsque le monde clôs de la chambre de Zeno enferme le monde en dehors.
C'est sur ces mêmes murs qu'il écrit et efface toutes ces déclarations d'intention d'arrêter marquant par exemple : «Oggi, 2 Febbraio 1886, passo dagli studii di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!!».
En réalité Zeno-Svevo-Schmitt fait coïncider la geschichte , c'est-à-dire le destin individuel - ici le désir d'arrêter de fumer - avec l'historiche, l'histoire avec un gros h, des évènements fondamentaux, comme le début d'une guerre, l'attentat au roi, et ainsi de suite. La cigarette devient une sorte de marquepages de l'histoire, qui est absolument remarquable. Il faut ajouter avant de reporter la citation que le traducteur Paul Henry Michel a consciencieusement traduit le chapitre "il fumo", avec "les dernières cigarettes", au pluriel, bien entendu.
Une fois étant étudiant, comme je changeais de chambre, je fus obligé de faire retapisser à mes frais le mur de celle que je quittais et que J'avais couverts de dates. Il est probable que si j'abandonnais cette chambre, c'est qu'elle était devenue un cimetière de bonnes intentions et que je ne croyais plus possible en ce lieu d'en former des nouvelles. J'estime qu'une cigarette a une saveur plus intense quand c'est la dernière. Toutes les autres ont aussi leur saveur particulière mais moins intense. La saveur que prend la dernière Iui vient du sentiment qu'on a d'une victoire sur

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soi même et de l'espoir d'un avenir prochain de force et de santé. Les autres ont leur importance, parce qu'en les allumant on affirme sa liberté Les dates sur les murs de ma chambre étaient de couleurs variées ; certainesétaient peintes à l'huile.
Ma décision, affirmée chaque fois avec la confiance la plus ingénue, trouvait une expression adéquate dans la vivacité de la couleur qui devait faire pâlir l'inscription consacrée à la décision précédente. Certaines dates avaient ma préférence à cause de la concordance des chiffres. Je me rappelle une date du siècle passé qui me sembla devoir clore à jamais le cercueil où je prétendais ensevelir mon vice : " Neuvième jour du neuvième mois de 1899."
Date significative, n'est-il pas vrai ? Le siècle nouveau m'apporta, des dates bien autrement musicales : " Premier jour du premier mois de 1901.
Aujourd'hui encore, il me semble que si cette date pouvait se répéter, je saurais commencer une nouvelle vie.
Mais les dates ne manquent pas dans les calendriers et avec un peu d'imagination, il n'en est pas une qui ne puisse s'adapter à une bonne intention. Je me rappelle celle-ci parce que celle-ci me, sembla contenir un impératif suprêmement catégorique : Troisième jour du sixième mois de 1912, 24 heures.
Quelle résonance ! Chaque chiffre semble doubler la mise…
L'année 1913 me procura un instant d'hésitation. Il manquait un treizième mois pour l'accorder avec le millésime. Mais qu'on n'aille pas croire qu'il faut tant d'accords dans une date pour donner tout son relief à une dernière cigarette. Bien des dates que je retrouve sur mes livres ou mes cahiers préférés se font remarquer par leurs dissonances. Par exemple le troisième jour du second mois de 1905, six heures! Cette date a son rythme cependant, pour peu qu'on y réfléchisse : chaque chiffre nie le précédent. Des nombreux événements , que dis-je, tous les évènements sans exception, depuis la mort de Pie IX jusqu'à la naissance de mon fils, me parurent dignes d'être consacrés par mon ferme propos habituel. Tout le monde dans la famille est émerveillé de ma mémoire des anniversaires joyeux ou tristes et j'en tire une réputation de grande bonté !
Pour diminuer son apparence grossière, j'essayai de donner un contenu philosophique à la maladie de la dernière cigarette. On prend une fière attitude et l'on dit : "jamais plus !" Mais que devient cette fière attitude si on tient la promesse ? Pour-la garder, il faut avoir à renouveler le serment. Et d'ailleurs, le temps, pour moi, n'est pas cette chose impensable qui ne s'arrête jamais. Pour moi le temps revient. Rien que pour moi Ce qui semble avoir réussi dans le cinéma, pourra se répéter en littérature?
Franchement, je pense que non. Et pour cause. Avec quoi remplacer la cigarette de Zeno? Avec un chewing-gum, une sucrerie ? Une pratique d'autosatisfaction sexuelle ? Une pipe, à la Maigret? L'Amérique ! Et si cette histoire de l'anti-tabagisme ce n'est qu'une attaque, le énième, à Cuba, et à son économie. Les Montecristo - enfin encore des romans, un des meilleurs en plus- sont le seul point de résistance de Fidel.

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Voilà le complot des communistes et des fumeurs ! Et si c'etait lui à avoir infiltre la maison blanche à l'époque du scandale de Lewinsky Clinton. Ah ces communistes!! Ils auraient dû quand même mettre un mode d'emploi dans une boîte à cigares. Je connais d'ailleurs un type qui avait pris un jour des suppositoires par la bouche ! Une amie américaine m'avait expliqué la règle première à observer dans l'attente de bus. On le sait, les bus, à Paris comme à Naples, à Athènes - surtout- ou a New York sont souvent en retard. Bien - plutôt mal, mais …- pour ne pas attendre ultérieurement, il suffit d'allumer une cigarette - et tu verras, -dit-elle- ton 69, apparaîtra comme une Madonna dans la rue du bac. Bacco Tabacco et Venere. Plus de Bacchus, Tabac, envolé en fumée et de Venus que l'instinct paranoïde d'attraper quelques maladies.
Et pourtant, une autre affinité réunit les ex-fumeurs avec les ex-communistes, et c'est le rapport circulaire au temps, ou bien l'incapacité de "vivre" toutes les contradictions que la vie, une vie faite de décisions porte avec soi. Un bon fumeur, c'est quelqu'un qui vit son plaisir partagé entre envie - besoin de fumer, et "bon sens, à ne pas le faire (trop tôt, pas avant le café, il y a des enfants dans la pièce etc.). De même, le communiste dandy qui est plutôt attiré par le foie gras que par le caviar , peut vivre intensément un plaisir que tout bourgeois partagerait- une belle terrasse, un bon whisky, un cigare, à la bouche, sans pour cela se culpabiliser vis-à-vis du monde des exclus. En d'autres termes les deux, les communistes dandy et les fumeurs ne renoncent pas à l'utopie mais ils la gardent sur soi comme une boussole dans les chemins complexes de l'existence. Les ex-fumeurs et les ex-communistes, par contre, similaires dans leurs visages habités par la hargne, la boussole la perdent volontiers et souvent, car incapables d'assumer leur contradiction. J'ai peur sincèrement que la société dans laquelle nous vivons devienne de plus en plus petite. On interdit de jouer de la musique dans les bars sous prétexte de nuisances sonores - les villes qui vieillissent de plus en plus, sont désormais habitées par des vieillards enterrés dans leurs solitudes, ou télédéportation, et il arrive de plus en plus fréquemment d'écouter écoeurés des jeunes filles assises dans une terrasse, commander de l'eau chaude pour un bouillon grisâtre et terreux, aux pouvoirs miraculeux. On voudrait crier : un bon verre de rouge ! Mais là aussi les nouvelles ne sont pas bonnes. Ils veulent afficher sur les bouteilles les mêmes diktats en novlingua, du genre "qui boit risque l'impuissance", ou " l'alcool (ce sujet est surprenant associé à ce verbe- me dit Word) peut entraîner une mort lente et douloureuse".
Les ex-fumeurs tout comme les ex-communistes haïssent ceux qui gardent en soi et autour de soi un sentiment d'appartenance. Les fumeurs, comme les communistes, font de la vie une oeuvre présente faite de passé. comme une célèbre éditrice sicilienne qui a garde le vieux paquet de Lucky- sans les annonces funèbres- pour y placer les cigarettes d'un nouveau paquet aussitôt jeté à la poubelle. Mais il n'y a rien à faire. Comme pour cette étrange loi physique qui fait que si un fumeur est assis- en pleine aire à coté d'un non-fumeuse, la fumée court toujours en direction de ce dernier, les idées du passé nous poursuivent. Il n'y a rien à faire, à rien ça sert de se tordre le bras, ou la bouche, la fumée avec des tres étranges détours ira toujours chez le non-fumeur. Ainsi les excommunistes qui désavouent leur jeunesse pour ne pas apparaître trop cons. Jusqu'au moment qu'on leur demande d'allumer une toute dernière cigarette. Une vraie dernière. Et comprendre, seulement alors, que comme écrivait Svevo citant Goldoni: "il est fort mieux de vivre sain pour mourir malade que de mourir sain en ayant vécu comme des malades toute sa vie."

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Articolo 15: le stagioni del comunismo
Ci sono stagioni per tutti, sembra. Le quattro stagioni di Vivaldi, la pizza omonima, la stagione per eccellenza, come dalle nostre parti si definisce l'estate, à stagion , e le stagioni della vita. Che essenzialmente sono due, la primavera e l'autunno . I comunisti dandy come la gente in generale non conosce infatti l'equivalente di, nella primavera della vita, bella come un fiore in primavera, o per l'altra, "giunto all'autunno della sua esistenza. "
Uno dei problemi che agita il sonno del comunista dandy e che gli è continuamente ripetuto, concerne, l'essere rivoluzionari da giovani e conservatori da vecchi. O almeno cosi' dicono. Quanti da ragazzi lanciavano molotov contro il nemico e che vent'anni dopo si sono ritrovati dall'altra parte della barricata. Non necessariamente come ministri o come padroni di aziende, a volte, più semplicemente come padri di famiglia. In altri termini si attribuisce al "credo" politico solo la temporaneità della stagione, cioè un sistema di valori che col tempo scema. Non che gli ex rivoluzionari siano scemi ma anche. Nel senso di deboli, non più in forze. Il problema di oggi pero' è che i conservatori tendono innanzitutto a conservare se stessi. È la ragione per cui il valore della generazione post sessantotto si ripresenta oggi come uno schieramento trasversale. Rispetto agli organi di informazione - si pensi ai direttori di giornali o di canali televisivi che sieno di destra o di sinistra, che abbiano fatto le stesse esperienze "rivoluzionarie" di destra o di sinistra - la maggior parte di sinistra, evidentemente. Ed essi conservano non solo le proprie poltrone ma anche le mode. Come lo diceva assai bene il comunista Dandy "Jean Claude Michèa" la moda da trent'anni a questa parte segue "nel tempo" la generazione del sessantotto. Quelli che diventano calvi negli anni novanta e propongono la testa rasata a zero come "tendenza". Che presto saranno di moda, sedie a rotelle e stampelle. In altri termini gli "ora" conservatori ed ex rivoluzionari si propongono innanzitutto e per lo più come conservatori di se stessi, come se una chirurgia Plastica operi continuamente su una società per mantenerla "efficiente" e "bella". Come spiegare altrimenti i saltelli di Raffaella Carrà, o Baudo? Dall'altra parte il nuovo che avanza è già vecchio. Patrocinati dal vuoto, i nuovi sinistri, o destri, della società contemporanea, non potendo rivoluzionare più nulla, non essendoci più nulla da rivoluzionare sono come presi dall'angoscia di non sapere cosa dovereconservare.
Il comunista dandy è un anarchico conservatore. La sua comunità è più vicina alla struttura della famiglia, dei fratelli piuttosto che dei padri e figli, e si compone di spiriti liberi, uniti come da un'appartenenza comune di radici differenti, in cui fili invisibili uniscono gli uni e gli altri. Comunità piuttosto che milieu, o peggio ancora lobby. E ci si puo' dire comunisti tutta la vita, come Baudelaire che attraversa le barricate della comune, o l'oscuro atleta cubano che rifiuta un contratto multimiliardario in una squadra di baseball degli states per stare vicino al suo popolo. Dove ci si incontra in misteriosi caffè alla periferia della civiltà occidentale e sollevando i calici si brinda, alla maniera in cui Orwell faceva parlare Winston. Quando O' Brien gli chiede a cosa si possa brindare, il nostro risponde, semplicemente: "al passato".!

Fumer ou ne pas fumer del maestro Francesco Forlani

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